Ciò che più caratterizza l’umanità della nostra specie, il linguaggio, si esprime con la voce.
Per esprimere con la voce la parte più intima del nostro essere, la parte più emozionale, si usa la canzone. La canzone è un’arte (questo implica che l’individuo abbia speciali caratteristiche genetiche), ma la musica è anche una scienza, e approccio scientifico in questo caso significa osservare il funzionamento dei sistemi che compongono “l’universo del canto” per cercare delle spiegazioni di come, di quando e perché funziona. Dobbiamo porci come obiettivo il progredire per mezzo di uno studio e di una ricerca.
Il cantante, o lo studente di canto, non può essere soddisfatto del solo canto da imitazione, dall’ osmosi di un insegnante, ma sarà molto importante per lui scoprire l’adattamento del suono nel suo proprio corpo, le sensazioni interne che produce: la propriocezione.
Per questo, le spiegazioni artistiche e scientifiche del professore di canto e di altri professionisti, sono essenziali. Il supporto sui sistemi propriocettivi deve essere un sussidio al professore di canto, poiché produce una conoscenza più grande o una sensazione più profonda nell’allievo. Quante più informazioni ha il cantante, tanto più la visione globale del sistema sarà più grande e migliorerà la sua arte.
Poiché esistono due visioni diverse del canto (come arte e come scienza) inoltre esisteranno due forme per denominare le stesse cose, due nomenclature: la scientifica e la metaforica o di immagini. Ciò causa solitamente molta confusione. L’obiettivo di questo lavoro è mostrare una visione parziale degli elementi che partecipano al canto, i fattori che li influenzano, quali conseguenze possono derivarne, come alcuni di questi fattori possono essere controllati e come è possibile potenziarli al massimo.
“Cantare è vibrare” e questo meccanismo deve mobilizzare energia. La fonte della vibrazione è nelle corde vocali (CV) quando sono attraversate dall’aria polmonare. Questa vibrazione deve arricchirsi con la vibrazione dei risuonatori che vibrano allo stesso tempo: quando si canta tutto il corpo vibra, cioè, si genera un micromovimento corporale. È come un diapason che possiamo mettere in moto e suonerà ma il suono sarà appena udibile. Ma se è posto accanto ad un risuonatore, il suono (micromovimento) del diapason comincerà a muoversi in questa cavità (genererà migliaia dei micromovimenti), quindi sarà amplificato ed arricchito e, alla fine, questo suono sarà udibile. Se il suono ha la ricchezza sufficiente dei micromovimenti, sposterà pure le particelle dell’aria dal suo punto di origine ed avanzerà (si proietterà) in tutto lo spazio. Di conseguenza, non possiamo dimenticarci che tutto il corpo deve microvibrare, micromuoversi, perché il suono sia amplificato adeguatamente.
Per questo, le due condizioni che il canto richiede sono:
- Che la vibrazione sia ampia, cioè, che ci sia energia abbondante in modo che non si dissipi nella sua proiezione.
- Non perdere mai l’elasticità del corpo, o evitare la rigidità. L’elasticità è ottenuta dalle sensazioni, e grazie alle sensazioni permane, specialmente facendo ricorso alla propriocezione.
Il metodo Propriocettivo Elastico cerca di portare la persona che canta a dominare queste colonne di base. Mobilizzare energia da un sistema elastico. Nel cantare, l’energia si trasforma da un’energia cinetica (movimento muscolare respiratorio) ad una energia sonora che farà vibrare l’endolinfa di chi ascolta.